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LORENZO GIOSSI, regista, scenografo - foto Singlid Buchmayer -
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Lorenzo,
sei regista teatrale molto apprezzato, scenografo d'Opera, diplomato
in pittura. Hai compiuto studi musicali, la tua attività artistica
spazia anche nella prosa come attore. La tua preparazione è davvero
notevole e completa. In maggio firmerai la regista dell'Opera “Il
Trovatore “ di Giuseppe Verdi che verrà messa in scena in una
preziosa location, l'anfiteatro romano di Luni. La
tua visione artistica come ti ha guidato nella scelta del quadro
dello sviluppo della regia dell' Opera?
Prima
di tutto grazie per le bellissime parole di apprezzamento. Partendo
dal fatto che un regista d’opera lirica deve essere musicista e
partire dalla partitura, mi sono lasciato avvolgere dalle
suggestioni musicali per estrarne l’essenza del dramma. In fin dei
conti si tratta di un trauma che ogni protagonista vive in gioventù.
Nessuno dei personaggi ha una giovinezza serena. Lo shock e quindi
l’incubo e l’insonnia sono i protagonisti de Il Trovatore che
vede dei ragazzi divisi alla nascita odiarsi senza sapere di essere
fratelli. Tutto questo traspare nelle note verdiane in cui sono
scritti anche i battiti cardiaci dei personaggi. Paradossalmente
potremmo dire che l’insonnia domina la scena più del fuoco!
Lancia
il tuo invito ai lettori affinché i numerosi appassionati
possano venire a vedere il tuo “Trovatore”
Venite
a godere e a emozionarvi in una vicenda che ci vede tutti coinvolti!
Una storia molto attuale; guerre civili, morti, ragazzi, primi
amori, vendette, ricatti morali. Se ci facciamo caso, trattando
questi grandi temi, Il Trovatore parla di noi!
Sei
nato a Bologna, figlio d'arte, già nel 2017 ho avuto l'onore di
intervistare tuo padre il grande baritono Marzio Giossi, sei
cresciuto respirando arte e cultura, raccontaci come e da chi è
stato tracciato il tuo cammino artistico ?.
Cercherò
di essere breve perché non basterebbe una bibbia. Fin da
piccolissimo sono cresciuto dietro le quinte seguendo in ogni parte
del mondo mio padre e assistendo a ogni singola prova. Mi sono detto
da subito che li volevo stare. Ho avuto quindi il grande privilegio
di vivere tutti i giorni in prima persona i segreti dell’opera a
fianco di quei nomi che hanno fatto poi la storia della lirica: dai
registi, ai direttori d’orchestra; dai cantanti alle maestranze
del mondo nascosto che opera affinché tutta la macchina funzioni.
Ovviamente c’era anche mia madre con la quale studiavo nei periodi
di assenza scolastica autorizzata e che mi guidava alla scoperta
delle trame. Ancora oggi mi capita di lavorare a distanza di tanto
tempo in enti lirici che si ricordano di me bambino. Insomma, o
odiavo la lirica o la amavo. Penso sia prevalsa la seconda.
Sei
diplomato in pittura all’Istituto d’Arte e in scenografia
all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Dipingi quadri e
illustrazioni partecipando a mostre e esposizioni. Per
me che sono miniaturista acquerellista e gallerista nel Golfo dei
poeti, questo tuo tratto artistico è proprio molto interessante.
Come descriveresti la tua poetica nel dialogo con la pittura ?
La
pittura è il mio secondo amore e l’ho riscoperta durante il
tragico periodo pandemico in cui vendevo quadri su supporto
riciclato. Lo definirei un rapporto di simbiosi. A volte credo di
parlare coi colori. Si tratta di una dimensione molto diversa
dall’opera, ormai molto frenetica. Con la pittura si respira pace
e il tempo si ferma davvero, creando quasi un altro spazio. Cerco
sempre di inserire nelle mie regie e scenografie una forte
componente pittorica, o di ispirazione pittorica.
Parallelamente
agli studi accademici hai intrapreso l'attività di assistente alla
regia per registi di spessore quali Paolo Panizza e successivamente a
lungo con Federico Bertolani, arrivando in breve tempo a firmare i
primi allestimenti. Vuoi raccontarci qualche aneddoto relativo alle
tue prime regie e che peso hanno avuto nella tua formazione i Registi
Panizza e Bertolani?
A
Paolo Panizza devo il fatto di avermi dato il primo lavoro in
assoluto retribuito. Di fianco a lui ho imparato per la prima volta
a mettere i piedi in palco, quindi se non fosse stato per lui non
avrei neanche incontrato Federico Bertolani a cui devo tantissimo
perché grazie alle attività fatte al suo fianco la carriera ha poi
preso il via. Ricordo quando gli feci da assistente in Maria Stuarda
a Bergamo e poi al Filarmonico di Verona: grandissime emozioni.
Tutto ciò ha poi prodotto la prima regia di rilievo al Teatro
Sociale di Bergamo ne l’Elisir d’Amore. Ero emozionatissimo, per
fortuna, come si dice, la gavetta aiuta. Sono seguite poi regie con
il Verdi di Trieste, Il Carlo Felice di Genova e tanti altri. Voglio
quindi ringraziare poi ogni direzione artistica che sceglie di darmi
fiducia.
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Tra
i tuoi maggiori successi, si ricordano regia de L’Elisir d’Amore
al Teatro Sociale di Bergamo; regia, scene e costumi di Brundibar al
Teatro Verdi di Trieste, Regia e allestimento de La Traviata al
Teatro Carlo Felice di Genova, . Nel panorama nazionale e
internazionale c'è un regista in particolare al quale ti ispiri?
Amo
Giorgio Strehler. Grande punto di riferimento per me è oggi Stefano
Vizioli, grande maestro della regia lirica, che ho avuto il piacere
di affiancare. Amo poi tutti quelli che con poco e con intelligenza
riescono a rendere comprensibile un concetto complesso nel nome
della teatralità. Uno straccio se ben usato e illuminato può
diventare velluto. Allargo poi le mie ispirazioni al Teatro di
Figura e al minimalismo. Anche l’arte contemporanea nelle grandi
esposizioni è serbatoio prezioso come intermediari di concetti che
si trasmettono anche nella lirica. Ultimamente mi sto rendendo
conto che meno faccio e più faccio.
Gli
studi musicali completano la sua formazione, potendo spaziare in
settori vicini come la direzione di palcoscenico in prestigiose
realtà come LAC Lugano e il Teatro Verdi di Pisa. Esplori tutti i
settori, in molti teatri: Carlo Felice di Genova, Filarmonico di
Verona, Verdi di Trieste, Grand Theatre di Nanjing e Foshan (CINA),
Opéra Nice Cote d'Azur, Donizetti di Bergamo, Pergolesi di Jesi,
sociale di Rovigo, Forum di Assago, Vespasiano di Rieti, Aurora di
Gozo (MALTA), Teatro Concordia di Venaria Reale (TO).
Vuoi
parlarci della tua esperienza al Grand Theatre di Nanjing e Foshan
(CINA) come ti sei rapportato con la cultura orientale?
Si
tratta di una bellissima esperienza perché mi ha dato la
possibilità di confrontarmi con un modo di intendere l’arte e la
scuola italiana del tutto diverso dal nostro. Si trattava anche di
inaugurare un teatro (Foshan). Mi ha molto colpito l’enorme
rispetto che dimostrano verso ciò che ci rende grandi, verso i suoi
rappresentanti, con la costante costruzione di teatri per l’opera.
Hai
partecipato a trasmissioni radiofoniche quali Ridotto dell'Opera alla
Radio Svizzera Italiana come ospite e conduttore di puntate di
approfondimento sulle trame dell'opera lirica. Espandi la sua
attività anche a importanti collaborazioni esterne con l’azienda
Capware srl per disegni scenografici per allestimento mostre.
Indirizzi il suo versatile talento per portare l’opera anche in
luoghi non tradizionalmente utilizzati per tale manifestazione quali
l'Arena delle balle di Paglia di Cotignola, Ravenna, piazze credendo
fortemente in un teatro semplice a volte realizzato con materiali di
riciclo. Hai realizzato quadri per La Traviata realizzata al porto
antico di Genova e La Cenerentola di Rossini. Hai una strabiliante
energia artistica che mira a suggestionare e a meravigliare lo
spettatore con elementi che cambiano funzione e forma. Quanto è
importante l'arte nella tua vita?
L’arte
è già presente nell’aria. Alcuni esseri umani hanno il
privilegio di esserne attraversati e di rendersi o essere resi
canali per far arrivare tale arte, tale bellezza, tale suggestione,
tale filosofia ai propri simili, senza distinzione alcuna. L’arte
mi rende fortunato, riconoscendone la superba grandezza, che solo
citandola si riduce a concetto piccolo e comprensibile. Non nascondo
il fatto che a volte scoppio a piangere apparentemente senza motivo;
poi mi rendo conto di aver visto un’opera d’arte, un
documentario sull’arte concettuale, ascoltato una melodia e di
esserne stato attraversato. L’arte è fondamentale, mi fa sentire
grande e allo stesso tempo incompleto e limitato. Tutto ciò mi
spinge a lavorare in ogni posto senza distinzione, perché siamo noi
che facciamo il posto e non viceversa. L’arte è in ogni luogo.
Promotore
di eventi culturali, riporti l’opera lirica a Porretta Terme dopo
decenni di assenza, restituendo così una grande e importante
tradizione perduta da tempo. Durante la pandemia COVID-19 fai
nascere il progetto ECOTEATRO destinato a ridare valore al Teatro
come servizio per la comunità, dialogando e collaborando con essa
scuole, teatri, imprese, comuni col riutilizzo di materie prime e
puntando sull’ecosostenibilità. Vuoi parlarci di questo tuo
interessante percorso?
Ritengo
che l’opera lirica abbia il compito di parlare a tutti
indistintamente, perché universali sono i messaggi e i concetti.
Questo ciò che ancora la tiene in vita, non un’esecuzione più o
meno riuscita. L’opera non è un fenomeno materiale anche se
dobbiamo realizzarla con mezzi umani “da artigiani”. Su questo
principio sostengo che esprima anche valori di unità e sostegno
ambientale: basti vedere come si realizzano oggetti di scena. Il
riutilizzo è alla base di tutto. In un momento di grande crisi
ambientale (e non solo) non possiamo lasciare il messaggio ecologico
solo alla scienza e alla pubblicità. Ecoteatro, oggi associazione
culturale e vincitore del Premio Speciale al Festival Letterario di
Pisa per la sua capacità innovativa, ha il compito di fare volare
il messaggio che Cultura e Ambiente hanno lo stesso destino e che se
ignorati collassano. Il nostro lavoro si basa sul coinvolgimento
sociale e abbiamo il dovere di stipulare con la società un patto
per cui chiunque possa sentirsi artefice del proprio teatro, donando
ciò che non usa più o che va buttato. Serve una nuova coscienza
civica. Si è partiti con una stagione lirica per approdare poi alle
scuole grazie al progetto Officina Teatro del soprano Elisa
Benadduce. In questo modo si semina nell’anima dei più piccoli,
che diventano attivi, sperimentando ogni mestiere, capendo cosa
succede nel corpo di un cantante lirico e riutilizzando materiali.
Una missione che molti in pandemia mi sconsigliavano di fare: credo
che proprio nei momenti di crisi si debba osare.
Hai
un sassolino nella scarpa?
Due.
Vorrei tanto un giorno poter realizzare una regia di Macbeth di
Verdi, come spero che ciascuno che intraprende una carriera nel
nostro mestiere possa avere sempre la possibilità di potersi
presentare e farsi conoscere in onestà. Starà poi a lui giocare al
meglio le sue carte. Piccolo consiglio: onestà e trasparenza sono
sempre due ottimi requisiti.
Testo
dell'intervista di Ezia Di Capua
Intervista concessa in esclusiva a Ezia Di Capua per Sala CarGia' Galleria d'arte utile per la pubblicazione integrale nel BLOG © Sala CarGià Blog http://salacargia.blogspot.com, e parziale pubblicazione nei quotidiani online - ogni diritto è riservato.
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